Antarctica
“Soltanto due dei quindici cani sopravvissero, due fratelli…. Taro e Jiro….questa è la loro storia…”
Negli anni ’50, esploratori e scienziati, finanziati dai paesi di tutto il mondo, parteciparono ad una corsa verso la conoscenza del nostro pianeta nel suo luogo più brutale ed incontaminato: il continente artico. Sulla scia degli avventurieri di fine ‘800 che, per il desiderio mai domo dell’uomo di andare ‘oltre’ i propri limiti e confini, misuravano se stessi in avventure epiche e spesso mortali.
Uno dei simboli di queste squadre di scienziati, così come per gli esploratori del secolo precedente, furono i cani da slitta utilizzati per muoversi tra i ghiacci e le mille avversità di un territorio tanto difficile e aspro.
Nel 1957 il Giappone fece un primo passo importante verso l’Antartide, dando inizio ad una prima spedizione ufficiale a cui sarebbe seguita l’installazione di una base di ricerca, la Stazione Shõwa.
Insieme agli scienziati erano presenti 15 cani da slitta di razza Husky di Sachalin, una razza selezionata nell’omonima isola russa nel Pacifico e caratterizzata da una capacita di resistenza e adattamento incredibili.
Al termine del primo anno di duro lavoro di uomini e cani insieme, al momento di ricevere il cambio ed essere riportati a casa, qualcosa andò storto: la rompighiaccio Soya, che avrebbe dovuto raggiungerli attraverso i ghiacci, rimase incagliata e fu costretta ad inviare un velivolo leggero per recuperare il personale scientifico.
Convinti che sarebbero tornati velocemente a prendere anche la muta dei cani da slitta, legarono con forza i collari delle povere creature e partirono a bordo del piccolo Cessna.
Accadde invece l’irreparabile e i cani vennero lasciati li.
Questa tragica notizia rimbalzò con eco crescente in tutto il Giappone e ben prima dell’incredibile epilogo della vicenda, ci furono in tutto il paese forti proteste e manifestazioni che misero addirittura in bilico la sopravvivenza della stazione stessa.
Gli scienziati vennero accolti in aereoporto tra violente proteste.
Un primo monumento ai quindici cani da slitta abbandonati in Antartide venne eretto già nei primi mesi successivi agli eventi: nessuno poteva immaginare cosa si sarebbe scoperto di li a poco.
L’incredibile ritrovamento
Ciò che accadde un anno dopo, quando finalmente altri scienziati vennero inviati a riprendere il lavoro lasciato in sospeso presso la stazione, ebbe dell’incredibile e rese definitivamente leggendaria la figura di questi cani da slitta:
Due esemplari, Taro e Jiro, i più giovani dell’intera muta e fratelli di sangue, coetanei, erano incredibilmente sopravvissuti e attendevano festosi il ritorno di quegli stessi uomini che li avevano abbandonati.
Dei quindici cani lasciati alla Stazione Shõwa, legati all’esterno e con poche provviste, solo otto erano riusciti a liberarsi. Di questi, solo i due fratelli vennero ritrovati vivi mentre degli altri si perse ogni traccia, verosimilmente non erano riusciti a superare il lungo anno artico.
Come Taro e Jiro fossero ancora vivi ed in buona salute, resta in effetti un mistero, dato che non solo i corpi dei cani rimasti legati erano integri, ma addirittura parte delle scorte erano rimaste congelate vicine a loro.
L’istinto e la capacità di adattamento di una razza così forte ed incredibile, aveva permesso ai cani di sopravvivere senza un riparo e senza cibo, verosimilmente cacciando le poche prede possibili nel continente artico.
La Gloria
Ciò che invece fu subito ben chiaro nell’opinione pubblica giapponese, alla perenne ricerca della propria identità e integrità dispersa nei fumi terrificanti e nucleari di una guerra mondiale, fu che questi due esemplari fossero degli eroi nazionali, due simboli stessi di quell’etica antica e gloriosa di un popolo strappato troppo velocemente al suo mondo chiuso per millenni e scaraventato con troppa fretta verso la ‘modernità’ occidentale.
Il 14 gennaio, il giorno del loro ritrovamento, venne istituito il ‘Giorno di Taro e Jiro’ detto anche “Giorno dell’amore, della speranza e del coraggio” in onore dei due fratelli e degli altri cani della muta.
È ancora oggi una festività nazionale ed insieme ai tanti monumenti eretti in tutto il paese, ricorda a tutti il coraggio e la fedeltà di Taro e Jiro.
I due fratelli rimasero in servizio nella stazione scientifica fin quando, nel 1960, Jiro morì per cause naturali. Poco tempo dopo Taro venne mandato in pensione presso la Hokkaido University di Sapporo, dove visse amato e coccolato per altri 9 anni e dove si spense alla veneranda età di 15 anni.
Proprio lì sono ancora oggi visibili e conservati.
Nel Mondo
Se per lungo tempo la vicenda e la fama dei cani da slitta dell’Antartide rimase confinata nel territorio giapponese, un film degli anni ’80, Antarctica, a tratti più simile ad un documentario e con un taglio non proprio semplice per il mercato occidentale, riuscì a valicare i confini nipponici e a far conoscere la storia di Taro e Jiro.
Senza dubbio la colonna sonora del maestro Vangelis, con le sue struggenti note e le melodie possenti che corrono insieme ai cani sugli scenari artici freddi e spietati, diede un notevole aiuto alla diffusione della pellicola, facendola diventare un vero cult di quegli anni e donando a Taro e Jiro il giusto tributo per il meraviglioso coraggio che avevano dimostrato in vita
TARO
01 – 12 – 2012 / 23-01-2024
Se è vero che il film finì poi nascosto nelle pieghe del trascorrere del tempo e, purtroppo, è ormai oggi quasi del tutto dimenticato, è altrettanto vero che chi lo vide in quegli anni ne rimase profondamente segnato e commosso e ancora oggi può accadere di imbattersi in qualche cane da compagnia che porta il nome dei due eroi nipponici.
Di certo, il cucciolo che ha accompagnato la mia famiglia per quasi dodici meravigliosi anni, ha tenuto con fierezza il nome di Taro su di sé, onorandolo con orgoglio, amore e fedeltà ogni giorno della sua vita insieme a noi.
Curiosità
Oggi la razza degli Husky di Sachalin, con la morte del suo ultimo allevatore nel 2012 è purtroppo estinta.
La statua commemorativa forse più famosa dedicata ai quindici cani da slitta, si trova a Tokyo ai piedi della Tokyo Tower e venne realizzata dallo stesso scultore che nel 1948 realizzò la statua commemorativa di un’altro eroe nazionale: il cane Hachiko…
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